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Val di Chiana

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Castello di Civitella in Val di Chiana.

lunedì 12 maggio 2014

Brunetta: Sul bonus Irpef hanno ragione i tecnici del Senato.


L'editoriale pubblicato su 'Il Giornale' del 12 /5/2014

Renato Brunetta



Il ’bonus Irpef’ non é un taglio delle tasse, ma spesa pubblica in deficit. Il decreto del governo Renzi non ha coperture certe e dà origine a un buco di bilancio che si tradurrà in nuove tasse, aumenti delle accise sulla benzina, sugli olii minerali e sui tabacchi, in tagli lineari e in sanzioni da parte dell’Unione europea.

Tutti i nostri dubbi hanno trovato conferma nella Nota di lettura n. 45 redatta dal Servizio bilancio del Senato della Repubblica. Apriti cielo. A norma delle vigenti disposizioni legislative e dei Regolamenti parlamentari, ci saremmo aspettati che la Ragioneria generale dello Stato, probabilmente penalizzata in sede di redazione del decreto, facesse valere tutta la sua professionalità, rispondendo a tono alle osservazioni formulate dal Servizio Bilancio del Senato. E che poi il governo, attraverso i suoi rappresentanti, convincesse in Commissione i dubbiosi, lasciando al Parlamento, in quanto tale, il giudizio finale. Invece niente di tutto questo: solo insulti.

La pioggia di critiche da parte dei tecnici del Senato si è concentrata su 5 punti, cui ne aggiungiamo un altro noi. 1. L’aumento della tassazione sulle quote rivalutate di Bankitalia: il provvedimento di Renzi confligge con gli articoli 41, 53 e 97 della Costituzione, in quanto mina l’esigenza di anticipata conoscenza da parte del contribuente - in questo caso le banche - del carico fiscale posto sulle proprie attività economiche’. 2. La stima del gettito derivante dall’aumento della tassazione sul risparmio: non tiene conto di ’possibili effetti sostitutivi che la nuova norma potrebbe determinare nelle scelte di investimento, ad esempio tra attività finanziarie nazionali ed estere’. 3. Il pagamento dei debiti della Pa: non é automatico che produca il gettito Iva stimato dal governo, in quanto le imprese potrebbero utilizzare la liquidità ricevuta per pagare i loro fornitori, generando ’effetti di compensazione impliciti nella procedura di liquidazione periodica dell’Iva’. 4. Il taglio dell’Irap: il minor gettito da esso derivante potrebbe essere ben superiore ai 2 miliardi stimati dal governo nel decreto, che corrispondono solo all’8,3% delle entrate attese per il 2014, mentre la riduzione dell’aliquota promesso dal governo é del 10%. 5. La norma che prevede di destinare a copertura degli ’80 euro’ i proventi derivanti dalla lotta all’evasione fiscale (almeno 2 miliardi) ha carattere ’programmatorio’ e, per questo motivo, non potrebbe essere inserita in un decreto legge.

Ma c’é ancora un altro rilievo, che, da quanto si apprende, sarebbe stato segnalato al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dal direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via: l’aumento della tassazione sul risparmio dal 20% al 26% rischia di essere incostituzionale. L’eccessiva differenza tra le aliquote sugli interessi maturati sui depositi bancari o sui prodotti corporate (obbligazioni, azioni, ecc.: 26%) e quelle sui titoli di Stato (12,5%) rischia di determinare una doppia imposizione sulle imprese. Discriminando tra forme di risparmio. La maggiore tassazione su alcune rispetto ad altre, infatti, determina forme di arbitraggio finanziario per cui una parte delle risorse si sposteranno dai conti correnti o dal corporate, ad esempio, verso i titoli di Stato.

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