“La vicenda balzata alla cronaca nei giorni scorsi sulla
cooperativa che impiegava 300 lavoratrici al nero e irregolari
nell’assistenza domiciliare e ospedaliera ad anziani e disabili ci
preoccupa molto, ma, purtroppo, ci dà anche ragione.” Così
Loretto Ricci della Funzione Pubblica della Cgil di Arezzo commenta
l’operazione della Guardia di Finanza che ha profondamente toccato il mondo socio-assistenziale aretino e valdarnese.
Un anno e mezzo fa, al tavolo istituito con i sindacati, l’Inail e le
associazioni delle cooperative presso la Direzione Territoriale del
Lavoro, che già stava lavorando su questo caso ed aveva avviato la sua
indagine,
la Cgil segnalò che era in atto un fenomeno
molto esteso di sfruttamento di lavoratori, soprattutto donne, che
venivano utilizzate come assistenti domiciliari e ospedaliere,
inquadrate come una sorta di moderno caporalato. Raccontammo che alcune
donne ci venivano a chiedere come si apriva una partita Iva per fare
assistenza. Alle nostre domande più specifiche per capire quale tipo di
rapporto di lavoro fosse adatto ai casi, si capì che queste persone
ricevevano un compenso di 5 euro all’ora e che il loro libretto delle
fatture era tenuto addirittura da chi faceva in sostanza
l’intermediario. Una condizione reale molto diversa da quella fatta
apparire a livello di contribuzione e fiscalità.
In sostanza da una parte c’erano famiglie bisognose di assistenza in
casa oppure in ospedale a costi bassi, dall’altra persone che avevano
bisogno di lavorare seppur con
paghe del tutto fuori dalla norma.
Nel mezzo una cooperativa fasulla nata per risparmiare su contributi ed
Iva che raccoglieva le richieste di assistenza e collocava questa sorta
di badanti.
“Siamo convinti – dichiara in merito Loretto Ricci – che il comparto
socio-assistenziale sia un mare con pesci sani e seri come molte
cooperative, ma anche fatto di soggetti senza scrupoli che si nascondono
per convenienza dietro la forma della cooperativa o dell’associazione
di volontariato. Per questo c’è bisogno di un lavoro di controllo e
monitoraggio continuo ed a tappeto che non si deve fermare nonostante
questo ottimo ed importante risultato. Aggiungo che un’attenzione
particolare va posta anche al
mondo del volontariato
dove ci sono soggetti preziosissimi per il sistema aretino, ma dove si
nascondono ampie fasce di posizioni grigie e di lavoro nero.
Preoccupante, infatti, è il fatto che queste società di assistenza
potevano operare anche all’interno di strutture socio sanitarie
pubbliche, con ampi spazi pubblicitari, e questo lancia a tutti un
campanello d’allarme più ampio.”
“Apprezziamo
il grande lavoro svolto – conclude Ricci – ma per noi è solo l’inizio di un’
indagine che non si deve fermare.
Invito tutti gli organi preposti a lavorare sui progetti costruiti per
favorire la nascita di cooperative e libere associazioni tra le badanti
con i contratti di riferimento, la contribuzione corretta, la formazione
professionale e gli elenchi trasparenti. Così da dare garanzie e
dignità ai lavoratori, servizi qualificati e affidabili a chi ne ha
bisogno.”
La CGIL aveva già sottoscritto dei
protocolli con il sistema cooperativo aretino,
ipotesi progettuali presentate poi alle istituzioni locali per essere
messe in pratica. Adesso, alla luce di quanto accaduto, ci sembra il
momento di riprenderle e realizzarle.