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Val di Chiana

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Castello di Civitella in Val di Chiana.

martedì 17 dicembre 2013

Amanda: ho paura, contro di me abuso maligno


Mail di Amanda ai giudici. Corte, chi vuol parlare venga in aula

''Non sono presente in aula perché ho paura. Ho paura che la veemenza dell'accusa vi impressionerà, che il loro fumo negli occhi vi accecherà''. Lo scrive Amanda Knox in una mail alla Corte d'assise d'appello di Firenze. Parlando delle accuse Amanda le definisce un ''abuso ingiusto e maligno''.
"Meredith - prosegue l'e-mail - era la mia amica. Lei mi era simpatica, mi aiutava, era generosa e divertente. Non mi ha mai criticata. Non mi ha mai dato neppure un'occhiataccia. L'accusa - continua - afferma che una rottura era avvenuta fra me e Meredith per la pulizia. Questa affermazione è una deformazione dei fatti. Nel periodo breve che Meredith e io eravamo coinquiline e amiche non abbiamo mai litigato. Nessuno ha mai visto o sentito dire - scrive Amanda - che Meredith e io avevamo mai litigato, disputato, discusso. Nessuno ha mai detto che Meredith fosse una maniaca antagonistica della pulizia o che io fossi una maniaca antagonistica dello sporco". "L'accusa vi farebbe credere - ha proseguito Amanda - che questo è il motivo dell'omicidio. Ma questa è una deformazione inquietante dei fatti. Dobbiamo riconoscere che una persona possa essere portata a confessare falsamente perché torturata psicologicamente". Lo scrive Amanda Knox nella mail inviata alla Corte fiorentina riferendosi alla calunnia nei confronti di Patrick Lumumba. Amanda racconta anche di quando la portarono in questura: "Mi hanno mentito, urlato, minacciata, dato due scappellotti sulla testa. Mi hanno detto che non avrei mai più visto la mia famiglia se non avessi ricordato cos'era successo a Meredith quella notte".
La mail che Amanda Knox ha inviato alla Corte d'assise d'appello di Firenze ''è irrituale. Chi vuol parlare nei processi viene nei processi'', ha detto il presidente della Corte d'assise Alessandro Nencini prima di leggere la mail inviata da Amanda Knox. ''Non sono dichiarazioni spontanee'', ha precisato Nencini parlando con i difensori della Knox. Il presidente della Corte ha anche sottolineato che sono i difensori ad attribuire ad Amanda la paternità del testo: ''Io non l'ho mai vista, non la conosco''.

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