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Val di Chiana

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Castello di Civitella in Val di Chiana.

mercoledì 9 marzo 2011

La denuncia: “Cento colpi in 5 mesi”

La denuncia: “Cento colpi in 5 mesi”

Adesso gli orafi vivono nel terrore AREZZO - “E' un'emergenza. Anche alla luce dell'ultimo, clamoroso, caso di furto avvenuto a Pergine”. Il tempo delle parole misurate sembra essere ampiamente scaduto per gli orafi aretini, ormai stanchi, spaventati, esasperati. E che prendono parola attraverso il loro rappresentante, presidente della sezione orafa di Confindustria, Lorenzo Di Donato. “La situazione è davvero preoccupante, bisogna fermare questi ladri”.
Si è perso il conto dei furti avvenuti negli ultimi mesi nella provincia nelle varie aziende della lavorazione dell'oro. Le vittime provano a rimettere insieme i pezzi di questo incubo, ricostruendo due ondate successive di colpi. Tutto ha avuto inizio a ottobre quando, presumibilmente, una banda di ladri ha dato il via alla sequenza di misfatti. Un'organizzazione affiatata che, con un collaudato modus operandi, ha fatto razzìa in tutta la provincia fino alle feste di Natale: secondo una stima fatta dagli stessi orafi, i blitz sarebbero stati addirittura tra i 60 e gli 80, più o meno consistenti. Dopo una pausa natalizia la banda avrebbe ripreso il lavoro a metà gennaio e la scorsa notte, a Poggio Bagnoli nel comune di Pergine, si è consumato l'ultimo spettacolare raid (3 milioni il bottino), con un edificio sventrato da un caterpillar per poter portar via la cassaforte. Un'altra ventina di colpi per un totale che – secondo le vittime - potrebbe sfiorare quota cento.
La tecnica è curatissima.“La banda – racconta una delle vittime che vuol rimanere nell'anonimato – si arma degli strumenti necessari per penetrare nelle fabbriche come martelli pneumatici, mole, ruspe e di quelli utili al trasporto della refurtiva. L'obiettivo di solito si trova in periferia per destare meno clamore possibile. Chi entra in azione si premura di disattivare l'allarme. In ogni caso i ladri sono in genere vestiti con tute bianche ignifughe che isolano il calore per rendersi 'invisibili' ai raggi infrarossi dei sistemi d'allarme più comuni. Hanno anche un cappuccio in testa per rendersi irriconoscibili qualora fossero attive delle telecamere”. Quindi agiscono in fretta, ognuno ha il proprio compito. “Se l'allarme suona – chiude l'orafo derubato - mantengono il sangue freddo, magari restando nascosti all'interno del fabbricato e scegliendo il momento più opportuno per darsela a gambe. Finora non è stato acciuffato nessuno dei componenti, nonostante le indagini siano serrate”.
A Poggio Bagnoli, attraverso un piano stile “Banda Bassotti” è stato portato via un quintale d'oro per un valore di oltre tre milioni di euro. Ma nell'Aretino in questi mesi si sono verificati anche casi più clamorosi, come il furto di 300 chili d'oro o di 1,6 tonnellate d'argento. Ora il disagio tra gli orafi è palpabile: i danni sono milionari e la paura è crescente, pochi sono i commercianti del settore che sono stati risparmiati e qualcuno ha già ricevuto più di una visita.

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